Comunicare in inglese può essere fonte di ansia anche per coloro che nonostante non siano madrelingua lo conoscano bene. A volte l’inglese che si è imparato a scuola non è abbastanza per comprendere alcuni aspetti della comunicazione anglofona che possono creare dubbi. Lo scopo di questi articoli è rimuoverli rispondendo alle seguenti domande ricorrenti:
Cos’è l’alfabeto fonetico NATO? Perché lo dovrei adottare?
Germanic o Latinate? Quale inglese dovrei usare?
Perché la voce passiva in inglese va bene per i notiziari ma non per gli affari?
Quali regole devo seguire per scrivere meglio in inglese?
Come posso azzeccare sempre gli articoli in inglese?
Come faccio a descrivere qualsiasi cosa in inglese?
Cosa devo sapere se devo scrivere un titolo in inglese?
Come posso scrivere il mio curriculum in inglese?
Quali sono i quattro tipi di frase e i tre errori tipici dell’inglese?
Cos’è l'indicativo inglese? Come si distingue da quello italiano?
Gli inglesi usano molte metafore?
Come nascono le parole inglesi?
Come posso creare il mio sito in lingua inglese?
Cosa devo sapere sul colloquio in inglese?
1. COS’È L’ALFABETO FONETICO NATO? PERCHÉ LO DOVREI ADOTTARE?
L’inglese è una lingua piena di omofoni, ossia parole che si pronunciano nello stesso modo ma hanno significati diversi. Ad esempio, le seguenti parole: ‘there’ (es: the car is there – l’auto è là), ‘their’ (es: it is their anniversary – è il loro anniversario) e ‘they’re’, contrazione delle due parole ‘they’ e ‘are’ (es: they’re happy to see you – sono contenti di vederti) si pronunciano allo stesso modo. Un breve controllo su internet vi mostrerà che vi sono diverse centinaia di omofoni e visto che ognuno condivide la pronuncia con due o più parole, le parole interessate sono migliaia. Di conseguenza, questo crea non pochi problemi a chi si trova a comunicare in inglese a voce.
Per questa ragione gli insegnanti di inglese sono più che giustificati nell’insistere a inculcare lo spelling ai propri allievi. Purtroppo, usare uno spelling scolastico è efficace solo se state parlando con qualcuno che vi riesca a sentire adeguatamente, che conosca l’inglese bene e che riconosca il vostro accento: tre cose che nella vita reale non si avverano quasi mai. Nella stragrande maggioranza dei casi si tende a comunicare in inglese a voce attraverso il telefono o Skype con persone che non sono di madrelingua inglese e che spesso provengono da un continente diverso dal nostro.
Già negli anni Cinquanta, la International Civil Aviation Organisation (ICAO), l’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile, aveva capito che non si poteva affidare la sicurezza dei cieli allo spelling scolastico perché una parola sbagliata nelle comunicazioni tra piloti avrebbe potuto costare la vita a molte persone. Per evitare questo problema, la ICAO sviluppò un proprio sistema: l’alfabeto fonetico radiotelegrafico.
Contemporaneamente questo alfabeto fu adottato dall’Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord o North Atlantic Treaty Organisation (NATO) - l’organo militare che coordina e salvaguardia la difesa degli abitanti dei suoi stati membri - e divenne dunque il NATO alphabet. Un alfabeto fonetico talmente semplice che può essere compreso persino da chi lo sente per la prima volta.
Mentre in italiano si fa lo spelling usando i nomi di città es: ‘A’ come ‘Ancona’, ‘B’ come ‘Bologna’ etc., l’alfabeto fonetico NATO sostituisce la lettera direttamente con una parola universalmente conosciuta che inizia con quella lettera es: Alpha, Bravo.
Se mettiamo a confronto i due tipi di spelling, quello scolastico e quello NATO, è facile vedere come il primo sia facilmente equivocabile mentre il secondo sia univoco.
Spelling ScolasticoSpelling NATO Ei Alpha Bi Bravo Si Charlie Di Delta I Echo Ef Foxtrot Gi Golf Eich Hotel Ai India Gei Juliet Kei Kilo El Lima Em Mike En November Ou Oscar Pi Papa Chiu Quebec Ar Romeo Es Sierra Ti Tango Iu Uniform Vi Victor Dabbliu Whiskey (o Whisky) Ex X-Ray Uai Yankee Zed Zulu
Per aiutarvi a imparare l’alfabeto fonetico NATO l’ho messo sotto forma di quiz nella speranza che questo piccolo passatempo possa diventarvi utile al lavoro, a scuola o anche solo in vacanza (risposte in fondo).
The NATO Alphabet Quiz:
___ The first letter of the Greek alphabet. - La prima lettera dell’alfabeto greco. ___ What the audience shouts to praise a performer. – Quello che grida il pubblico a un artista che apprezza. ___ Name of the protagonist of the Peanuts comic strip. – Il nome del protagonista dei Peanuts. ___ The fourth letter of the Greek alphabet. - La quarta lettera dell’alfabeto greco. ___ What you get when you shout in the mountains. – Viene gridando tra le montagne. ___ Mr Fox’s American dance from the 19th century. – Ballo americano del diciannovesimo secolo del Signor Fox. ___ Sport played by Tiger Woods. – lo sport di Tiger Woods. ___ A type of inn. – Un tipo di albergo. ___ The second most populous country after China. – Il paese più popolato dopo la Cina. ___ Romeo’s lover. – L’amante di Romeo. ___ Unit of weight. - Unità di peso. ___ Peru’s capital. - Capitale del Peru. ___ Tyson’s name. – Il nome di Tyson. ___ The eleventh month. – L’undicesimo mese. ___ The world’s most famous film awards. – Il premio per film più famoso al mondo. ___ The head of the Catholic Church. – Fa capo alla chiesa cattolica. ___ A French-speaking province of Canada. – Una provincia francofona del Canada. ___ Juliet’s lover. - L’amante di Giulietta. ___ The Nevada in Southern Spain. – La Nevada nella Spagna meridionale. ___ Argentinian Dance. - Ballo argentino. ___ What soldiers wear. – Quello che veste il soldato. ___ Name that means winner. – Nome che significa vincitore. ___ Irish (or Scottish) alcoholic drink. - Bevanda alcolica irlandese (o scozzese). ___ What hospitals do to you when you break a limb. – Cosa ti fanno in ospedale quando ti rompi un arto. ___ A slang term for American. – Termine gergale per americano. ___ South African warrior tribe. – Etnia guerriera sudafricana.
2. GERMANIC O LATINATE? QUALE INGLESE DOVREI USARE?
Anche se l’inglese è una lingua germanica, oltre la metà dei suoi vocaboli sono di origine latina grazie principalmente all’invasione normanna che rese il francese la lingua di corte per quasi tre secoli. Questo fece sì che le parole francesi, a volte sotto forme diverse, entrassero a fare parte della lingua britannica. Infatti, uno dei vantaggi dell’inglese è che, spesso, la stessa frase, ad esempio:
‘John e un suo collega andarono dal loro capo a parlare della loro paga.’
può essere scritta privilegiando Germanic English. Ad esempio:
‘John and a co-worker went to speak to their boss about their pay.’,
O usando prevalentemente Latinate English. Ad esempio:
‘John and a colleague visited their employer to discuss their salary.’
Come si può notare, la prima frase, a differenza della seconda, è molto meno formale, essendo formata da parole semplici composte da poche sillabe che rendono il testo facilmente comprensibile. Inoltre, la prima frase risulta più universalmente efficace perché la maggior parte delle persone che conoscono l’inglese non ha studiato Latino né conosce lingue di origine latina.
Al contrario, gli accademici e gli intellettuali anglofoni in generale, che comunicano con un pubblico più ristretto e colto, preferiscono usare il Latinate English per sfruttare questa ricchezza lessicale e mostrare la loro erudizione. Mentre coloro che, come i politici, vogliono comunicare con un pubblico più ampio e in media meno colto, tendono a privilegiare l’uso del Germanic English per assicurarsi di essere compresi da tutti.
I grandi oratori come Churchill erano particolarmente consapevoli della differenza tra i due tipi di vocabolario. Infatti, il famoso uomo di stato sapeva bene che quando scrivi libri ti puoi permettere il lusso di usare Latinate English, ma quando devi ispirare un popolo a combattere e devi chiedere aiuto ad una superpotenza come l’America, ti conviene usare Germanic English. Ad esempio: il 9 febbraio 1941, lo statista conclude il suo discorso radiofonico alla nazione con le seguenti parole:
‘Give us the tools and we shall finish the job.’ (Dateci gli strumenti e finiremo il lavoro.)
Non è un caso che, ad eccezione di ‘finish’, che è di origine latina, le rimanenti nove parole siano tutte di origine germanica.
Churchill avrebbe potuto usare sostantivi e verbi di chiara origine latina:
‘Furnish us with the instruments and we shall complete the assignment.’
Ma sarebbe sembrata l’istanza di un professore pedante ad una commissione accademica, non la richiesta di supporto di un leader ad una forza alleata.
Se vi convenga usare vocaboli inglesi di origine germanica o latina dipenderà dunque dal tipo di testo, dal suo utilizzo e specialmente da chi lo leggerà. Ad esempio, chi deve tradurre un libro scritto in italiano, spagnolo o francese farà giustamente largo uso di Latinate English per avvicinarsi il più possibile all’originale nel tentativo di preservare lo stile dello scrittore o scrittrice.
Ma spesso questa logica viene erroneamente estesa anche alla traduzione della comunicazione aziendale scritta in queste lingue. A differenza della letteratura, lo scopo della comunicazione aziendale è di trasmettere messaggi commerciali facilmente comprensibili a tutti. La gran parte delle persone che legge in inglese non è madrelingua né inglese, né italiana, né spagnola o francese, ma parlerà cinese, arabo, indiano, russo, tedesco e cosi via. Perciò, se traducessimo una comunicazione aziendale usando principalmente Latinate English, è vero che rispecchieremo più fedelmente lo stile dello scrittore o scrittrice, ma il messaggio sarà meno comprensibile alla stragrande maggioranza dei nostri lettori. Ad esempio:
‘We will commercialise the complete range of our products globally and simultaneously.’
sarà meno facilmente comprensibile alla maggior parte dei lettori che ad esempio:
‘We will sell all our goods all over the world at the same time.’
Questo, nonostante il messaggio che desideriamo venga recepito sia sostanzialmente lo stesso:
‘Potrete comprare i nostri prodotti ovunque nel mondo e allo stesso momento.’
Pertanto, quando usiamo l’inglese per spiegare cosa fa la nostra impresa e in che maniera aggiungiamo valore, conviene usare parole di origine germanica. Il messaggio risulterà più conciso e sarà più semplice da leggere, comprendere e ricordare.
3. PERCHÉ LA VOCE PASSIVA IN INGLESE VA BENE PER I NOTIZIARI MA NON PER GLI AFFARI?
Nel mondo anglofono e non solo, i giornalisti usano la voce passiva per evitare d’includere informazioni superflue, comunicando così solo l’essenziale della notizia. Scrivendo la frase “the Chief Executive Officer was elected with only a thin majority” (l’amministratore delegato fu eletto con solo una piccola maggioranza) l’autore indirizza il nostro interesse sul debole mandato del nuovo AD e non su chi l’abbia votato. Alla stessa maniera, scrivendo la frase “the General was driven to Camp David late last night” (il generale fu guidato a Camp David la notte scorsa) il reporter ci invita a pensare alle ragioni per le quali il capo militare è stato convocato dal Presidente e non a colui che lo ha condotto all’incontro.
La voce passiva è la favorita dei giornalisti di cronaca nera perché permette loro di mettere l’azione al centro della scena senza identificare chi l’abbia svolta. Questi cronisti hanno un bisogno legittimo di usare frasi del tipo: “the car was stolen” (la macchina è stata rubata), “the house was burgled” (la casa è stata svaligiata) or “the manager was shot” (il manager è stato colpito da un’arma da fuoco) perché non sanno, e i lettori non si aspettano che loro sappiano, chi abbia rubato la macchina, svaligiato la casa o sparato al manager.
Invece quando un’impresa scrive delle comunicazioni aziendali non comunica notizie ma spiega cosa fa e descrive come aggiunge valore ai suoi stakeholder. Usare la voce passiva in questo contesto è controproducente. Un’azienda che scrive “your complaint will be processed as soon as possible” (il vostro reclamo sarà esaminato il più presto possibile) non identifica coloro che esamineranno la lamentela e questo potrebbe portare il cliente a dubitare che la società abbia intenzione di prenderlo sul serio. Per rassicurarlo, la società dovrebbe riscrivere la frase impiegando la voce attiva: “our staff will process your complaint as soon as possible” (i nostri dipendenti esamineranno il vostro reclamo il più presto possibile).
Un’impresa che reagisce a un allarme sul cibo scrivendo “quality controls are carried out on a regular basis” (i controlli di qualità sono eseguiti regolarmente) non identifica coloro che eseguono il controllo qualitativo e potrebbe portare i clienti a continuare ad avere riserve sul comprare il suo prodotto. Per eliminare queste riserve, l’impresa dovrebbe riscrivere la frase usando la voce attiva: “our experts carry out quality controls on a regular basis” (i nostri esperti eseguono I controlli di qualità regolarmente).
Una banca che scrive “We apologise for what has happened. A mistake was made, but it will be fixed soon” (Ci scusiamo per quello che è successo. È stato fatto un errore ma sarà corretto al più presto) comunica una mezza scusa perché non prende responsabilità per lo sbaglio che ha commesso e mostra di non essersi impegnata a rettificarlo. Per assicurarsi che le sue scuse siano recepite come genuine, la banca dovrebbe riscriverle impiegando la voce attiva: “We apologise for any inconvenience we may have caused. We made a mistake, but we will fix it soon” (Ci scusiamo per qualsiasi inconvenienza vi avessimo arrecato. Abbiamo commesso un errore, ma lo rettificheremo al più presto).
I lettori si aspettano che i giornalisti usino la voce passiva quando desiderano omettere informazioni irrilevanti o quando non conoscono i responsabili delle azioni di cui stanno scrivendo. Invece quando leggono comunicazioni aziendali scritte nella voce passiva, percepiscono le aziende che le hanno scritte come indecise o evasive. Invece coloro che leggono quelle scritte usando la voce attiva avvertono le imprese autrici come piene d’impegno e pronte a prendersi la responsabilità delle proprie azioni.
4. QUALI REGOLE DEVO SEGUIRE PER SCRIVERE MEGLIO IN INGLESE? ‘Come posso migliorare il mio inglese scritto?’
Quante volte vi siete posti questa domanda? Ebbene in questo articolo cercherò di rispondere a questa domanda, dando qualche consiglio che spero torni utile a chi per lavoro, per studio o anche solo per piacere si trova a scrivere in inglese.
Se la traduzione è il primo passo per scrivere il tuo sito/blog/post in inglese, il secondo è quello di riscrivere il testo inglese, tenendo in mente cinque consigli:
1. Usa frasi corte: per assicurarti che il tuo testo sia letto e compreso da tutti. La lunghezza media delle tue frasi dovrebbe essere tra le 15 e le 20 parole.
2. Fai attenzione all’ultima parola: ove possibile, la parola più significativa dovrebbe concludere la frase. Questo perché l’ultima parola è quella che i lettori si ricorderanno. Ad esempio, non scrivere,
‘At ABC, quality is our priority.’ (Alla ABC, la qualità è la nostra priorità.),
ma scrivi,
‘At ABC, our priority is quality.’ (Alla ABC, la nostra priorità è la qualità.).
3. Scegli parole brevi: usa parole composte da poche sillabe in quanto sono più facilmente comprensibili. Ad esempio, non scrivere,
‘We endeavour to purchase at the most advantageous prices.’,
ma scrivi,
‘We try to buy at the best prices’ (cerchiamo di comprare ai prezzi migliori.).
4. Usa la voce attiva: meglio usare la voce attiva ed evitare quella passiva per permettere al lettore di identificare facilmente il soggetto della frase. Ad esempio, non scrivere,
‘Your orders are shipped within 24 hours.’ (I vostri ordini saranno spediti entro 24 ore.),
ma scrivi,
‘We ship your orders within 24 hours.’ (Spediremo i vostri ordini entro 24 ore.).
5. Adotta un linguaggio inclusivo. Non presuppore che i tuoi lettori siano solo maschi (o solo femmine). Scrivi rivolgendoti ad entrambi. Ad esempio, evita di scrivere,
‘Our customer knows what he wants.’ (Il nostro cliente sa cosa vuole.),
ma scrivi,
‘Our customers know what they want’ (I nostri clienti sanno cosa vogliono.).
La maggior parte di coloro che usano l’inglese per lavoro o navigano su internet non è madrelingua. Il testo della versione inglese del tuo sito/blog/post deve dunque essere facilmente comprensibile. Le frasi e parole lunghe e l’uso della voce passiva sono perfettamente accettabili in italiano, anzi per molti versi sono considerati indice di un linguaggio più raffinato. In inglese, invece, la scrittura più efficace è quella più semplice. Non a caso Winston Churchill, eloquente oratore e premio Nobel della letteratura, diceva:
‘Broadly speaking, the short words are the best, and the old words best of all.’ (In generale, le parole brevi sono le migliori, e le parole antiche le migliori di tutte).
5. COME POSSO AZZECCARE SEMPRE GLI ARTICOLI IN INGLESE?
È facile capire perché gli articoli inglesi possano creare confusione. Quando leggiamo in inglese spesso troviamo parole che cominciano con la stessa lettera precedute da articoli indeterminativi diversi. Ad esempio, perché si scrive “he is an honest man” (lui è un uomo onesto) ma “she stays in a hotel” (lei soggiorna in un hotel)? Oppure perché si scrive “she is a university student” (lei è una studentessa universitaria) ma si scrive “he is an umpire” (lui è un arbitro)? O ancora perché gli anglofoni scrivono “she is an elegant manager” (lei è una manager elegante) ma “it is a European country” (è una nazione europea)?
Per azzeccare gli articoli in inglese bisogna sapere distinguere due tipi di parole:
quelle che cominciano con un suono equivalente a una vocale es: “apple” e “hour” dove la “h” è muta e dunque comincia con il suono della vocale “o”.
quelle che cominciano con un suono equivalente a una consonante es: “bus” e “university” dove la “u” suona come “you” e dunque comincia con il suono della consonante “y”.
Come scegliere tra “a” e “an” La scelta tra “a” e “an” dipende dalla parola che le segue. Quando la parola ha un suono equivalente a una vocale es: “elephant” o “honour” si usa “an”: “an elephant” (un elefante), “an honour” (un onore). Invece quando la parola ha un suono equivalente a una consonante es: “car” o “universe” si usa “a”: “a car” (un’auto), “a universe” (un universo).
Come pronunciare “the”: “thee” o “thuh” L’articolo determinativo “the” viene usato sia al singolare, sia al plurale es: “the dog” (il cane), “the cats” (i gatti) e questo semplifica le cose. Quello che però le complica è che la pronuncia di “the” cambia a seconda della parola che la segue. Quando la parola ha un suono equivalente a una vocale es: “orange” (arancia) o “heir” (erede) dove la “h” è muta, la “the” si pronuncia “thee” che rima con “see”. Invece quando la parola ha un suono equivalente a una consonante es: “train” (treno) o “European” (europea) dove le lettere iniziali “eu” si pronunciano “you”, la “the” si pronuncia “thuh” con la “u” di “urn” (urna).
Gli sbagli più comuni da evitare Gli sbagli più frequenti nell’uso degli articoli inglesi avvengono quando questi precedono una lettera es: “n”, una sigla es: “F.B.I” o un acronimo es: “NATO”. Ad esempio, nella domanda “do you write your surname with an ‘n’?” (il vostro cognome si scrive con una ‘n’?) usiamo l’articolo “an” perché il suono della lettera “n” è “en” che comincia con un suono equivalente a una vocale. Per la stessa ragione, visto che la lettera “f” si pronuncia “ef”, si dice “she is an F.B.I. agent” (lei è un’agente F.B.I.). Le cose cambiano quando si tratta di un acronimo ossia di una sigla che ormai è diventata una vera e propria parola es: “it is a NATO contract” (è un contratto della NATO) dove anche se la prima lettera è una “n” l’articolo da usare è “a” perché le lettere della parola non vengono pronunciate una alla volta.
Nonostante la scelta dell’articolo sia resa più difficile dal fatto che l’inglese non è una lingua fonetica, le parole che iniziano con una vocale ma hanno un suono equivalente a una consonante e viceversa non sono tante. Leggendo e ascoltando la lingua inglese ci si può abituare abbastanza velocemente a queste eccezioni, imparando così ad azzeccare l’articolo e la pronuncia giusta.
6. COME FACCIO A DESCRIVERE QUALSIASI COSA IN INGLESE?
Le descrizioni più semplici in inglese sono date da un articolo seguito da un aggettivo seguito da un sostantivo es: “a beautiful table” (un tavolo bello). Volendo, a queste si possono aggiungere un avverbio dopo l’articolo per enfasi es: “a really beautiful table” (un tavolo veramente bello). Fino a qui niente di complicato. Il problema nasce quando si aumenta l’elenco degli aggettivi cumulativi ossia degli aggettivi che assieme modificano la descrizione del sostantivo.
Ad esempio, nella frase “a really beautiful large wooden kitchen table” (un grande tavolo da cucina in legno veramente bello) l’ordine degli aggettivi non può essere che quello. L’anglofono madrelingua riconosce l’ordine intuitivamente ma come fa lo studente d’inglese a sapere quale sia l’ordine giusto?
Qui bisogna fare ricorso a un acronimo OSASCOMP:
Opinion (Opinione): es: beautiful Size (Dimensioni): es: large Age (Età): es: old Shape (Forma): es: round Colour (Colore): es: blue Origin (Origine): es: French Material (Materiale): es: wooden Purpose (Utilizzo): es: kitchen (table)
Ad esempio, la frase “a really beautiful large old round blue French wooden kitchen table” (un grande tavolo da cucina rotondo francese antico in legno di color blu veramente bello) è una descrizione valida appunto perché rispetta l’ordine dei diversi tipi di aggettivi. Alle orecchie di un anglofono qualsiasi frase che non rispetti questo ordine è l’equivalente del raschio del gessetto sulla lavagna.
Se sei un’azienda che produce e vende yacht e sul tuo sito traduci la descrizione del tuo ultimo modello come “a new elegant steel Italian yacht” avrai sicuramente risparmiato centinaia di euro di traduzione ma, visto che avresti dovuto scrivere “an elegant new Italian steel yacht”, avrai un ritorno d’immagine commisurato a quanto hai speso.
Il segreto per descrivere qualsiasi cosa in inglese è dunque riconoscere e rispettare l’ordine degli aggettivi che intendiamo impiegare. Non a caso gli inglesi sono soliti dire: “Eloquence means usingthe right words in the right order” (L’eloquenza significa usare le parole giuste nell’ordine giusto).
7. COSA DEVO SAPERE SE DEVO SCRIVERE UN TITOLO IN INGLESE?
Possiamo intravedere le radici germaniche della lingua inglese quando leggiamo parole scritte con la maiuscola che in italiano verrebbero scritte con la minuscola es: Monday (lunedì). Fortunatamente queste sono poche e perlopiù facili da ricordare. I titoli in lingua inglese invece offrono una sfida ben più ardua: come si fa a sapere quale parola bisogna scrivere con la maiuscola e quale no?
Per cominciare la prima e l’ultima parola del titolo vanno scritte con la maiuscola e tutte le altre parole devono essere scritte con la maiuscola a meno che non sia:
1. La parola “to” appartenente a un verbo all’infinito es: How to Draw (Come Disegnare). 2. Un articolo (a, an, the) es: For Whom the Bell Tolls (Per chi suona la campana). 3. Una congiunzione coordinante di cui in inglese ce ne sono sette e vengono chiamate FANBOYS, una sigla mnemonica che sta per:For es: A Time for Killing (Un tempo per uccidere). And es: Benny and Joon (Benny e Joon). Nor es: Neither Poor nor Dishonest (Ne povero ne disonesto). But es: Rich but Honest (Ricco ma onesto). Or es: Black or White (Bianco o nero). Yet es: Not yet Rated (Non ancora certificato). So es: He Was so Tired (Lui era così stanco).
4. Una preposizione es: In Search of Lost Time, Our Man in Havana, Travels with My Aunt, The Bridge on the River Kwai
Se ci atteniamo a rispettare queste poche regole sarà facile scrivere qualsiasi titolo in inglese.
8. COME POSSO SCRIVERE IL MIO CURRICULUM IN INGLESE?
Scrivere un curriculum incisivo ed efficace in inglese potrebbe aiutarvi a ottenere un lavoro con realtà straniere in Italia o all’estero, o aprirvi le porte dei più prestigiosi atenei anglofoni. Eccovi dunque alcune dritte:
No Title - non serve intitolare il vostro documento ‘Curriculum Vitae’; confidate nell’intelligenza del lettore.
No Photos, Please - non allegate la vostra foto al CV se non è richiesta, perché molti selezionatori anglofoni temono di essere accusati di privilegiare o eliminare candidati in base al loro aspetto e/o alla loro etnia.
Start with Your Name - disponete nome e cognome in grassetto in alto e centrati, seguiti da indirizzo, telefono e mail.
Be Brief – nel mondo anglofono il dono della sintesi è molto apprezzato. Non superate la lunghezza di una pagina e migliorerete le probabilità che il vostro CV venga letto.
Use Legible Fonts – scrivete in nero e usate un unico font di dimensioni non inferiori a 11.
The Last Shall Be the First – date la precedenza alle esperienze lavorative e ai titoli di studio più recenti.
Curriculum’s 4 Pillars – Education, Work Experience, Training and Skills e Personal Details sono i quattro pilastri che deve avere il vostro curriculum. Grazie a questi capitoli i selezionatori capiranno immediatamente se avete le caratteristiche che stanno cercando e vi saranno grati di avere reso il loro lavoro più facile.
Di seguito alcuni esempi:
EDUCATION
2016 Florence University, Florence, Italy -Bachelor of Arts in History of Art (Laurea in Storia dell’Arte conseguita presso l’Università di Firenze)
Oppure
2017 Pisa University, Pisa, Italy - Bachelor of Science in Biology (Laurea in Biologia conseguita presso l’Università di Pisa)
WORK EXPERIENCE
Jan 2016 to present day Carrara Marble Museum, Carrara, Italy - Museum Curator– I acquire, catalogue, loan, manage, and display the museum’s exhibits. (sono responsabile dell’acquisto, della catalogazione, del prestito, della gestione e della presentazione degli oggetti in mostra.)
TRAINING AND SKILLS
Nov 2018 Confcommercio, La Spezia, Italy – 100-hour course to become a licensed real estate salesperson (Corso di 100 ore per diventare mediatore immobiliare)
PERSONAL DETAILS
Indicate luogo, data di nascita, nazionalità, la conoscenza di altre lingue e gli sport e gli hobby che praticate. I selezionatori anglofoni troveranno in questo capitolo l’eventuale conferma che voi siate la persona che stanno cercando. Ad esempio: se vi candidate per una posizione dove dovrete lavorare in squadra e indicate come vostri sport e hobby il tennis e gli scacchi è difficile che abbiate lo stesso successo di chi, a parità di qualifiche, abbia indicato pallavolo e ballo di gruppo.
One Final Tip: ordinate i capitoli secondo i vostri bisogni – ad esempio: nel caso non siate laureati mettete il capitolo ‘WORK EXPERIENCE’ per primo per dare più risalto alla vostra esperienza lavorativa. Nel caso non abbiate una specializzazione ma abbiate frequentato molti corsi di formazione dopo la laurea, mettete il capitolo ‘TRAINING AND SKILLS’ per primo per enfatizzare la vostra esperienza formativa.
Non mi resta che augurarvi in bocca al lupo, o meglio break a leg!
9. QUALI SONO I QUATTRO TIPI DI FRASE E I TRE ERRORI TIPICI DELL’INGLESE?
Scrivere in inglese può mettere paura ma per ritrovare fiducia basta saper riconoscere quattro tipi di frase e imparare la punteggiatura che unisce le clausole che le compongono.
La simple sentence è una frase semplice, detta anche independent clause o frase indipendente, che sta in piedi da sola perché contiene almeno un soggetto e un verbo ad es: “Roberta studies.” (Roberta studia.). Naturalmente essa può essere anche più lunga e includere uno o più complementi ad es: “Roberta studies English.” (Roberta studia inglese.).
La compound sentence è una frase composta che racchiude due o più independent clauses ad es: “Roberta studies English” (Roberta studia inglese) e “she has an American boyfriend” (lei ha un fidanzato americano). Queste possono essere congiunte in tre modi. Con un punto e virgola ad es: “Roberta studies English; she has an American boyfriend.”. Oppure con una virgola seguita da una delle coordinating conjunctions o congiunzioni coordinative, conosciute con l’acronimo FANBOYS – For, And, Nor, But, Or, Yet, So – ad es: “Roberta studies English, and she has an American boyfriend.” (Roberta studia inglese e ha un fidanzato americano.). O, in alternativa, con un punto e virgola seguito da uno dei conjunctive adverbs o avverbi congiuntivi, conosciuti con l’acronimo HOTSHOT CAT – However, Otherwise, Therefore, Similarly, Hence, On the other hand, Then, Consequently, Also, Thus – ad es: “Roberta studies English; also, she has an American boyfriend.” (Roberta studia inglese. Inoltre, ha un fidanzato americano.).
La complex sentence è una frase complessa in quanto composta da una dependent clause o frase dipendente seguita da una independent clause o vice versa. Le dependent clauses si avvalgono delle subordinate conjunctions o congiunzioni subordinate, conosciute con l’acronimo BAT WASHTUB – Because, After, Though, When/While, Although, Since, How, That, Until, Before. Nel caso della dependent clause seguita dalla independent clause, le due si uniscono con una virgola ad es: “Since she has an American boyfriend, Roberta studies English.” (Poiché ha un fidanzato americano, Roberta studia inglese.). Invece quando la independent clause è seguita dalla dependent clause non c’è bisogno di punteggiatura ad es: “Roberta studies English because she has an American boyfriend.” (Roberta studia inglese perché ha un fidanzato americano.).
La complex-compound sentence è una frase contemporaneamente complessa e composta formata da una dependent clause e da due o più independent clauses. Un esempio potrebbe essere una dependent clause seguita da due independent clauses: “Since she has an American boyfriend, Roberta studies English, and she speaks only in English.” (Poiché ha un fidanzato americano, Roberta studia inglese e parla solo in inglese.). Oppure, viceversa, due independent clauses seguite da una dependent clause: “Roberta studies English, and she speaks only in English because she has an American boyfriend.” (Roberta studia inglese e parla solo in inglese perché il suo fidanzato è americano.).
Una volta riconosciuto il tipo di frase, diventa più facile identificare i tre errori tipici di punteggiatura in inglese.
Il comma splice è un errore che avviene quando lo scrittore unisce due independent clauses con una virgola ad es: “Roberta studies English, she has an American boyfriend.” (Roberta studia inglese, lei ha un fidanzato americano.). Come abbiamo visto sopra, la virgola da sola non basta, deve essere seguita da una coordinating conjunction ad es: “Roberta studies English, and she has an American boyfriend.” (Roberta studia inglese e ha un fidanzato americano.).
Il fragment è un errore che nasce dal trattare una frase incompleta, appunto un frammento di frase, come se fosse una simple sentence, ovvero una independent clause. Una frase che non abbia un soggetto e/o un verbo è un fragment ad es: “In town during the holidays.” (In città durante le vacanze.). La frase è incompleta perché non sappiamo chi sia in città durante le vacanze né cosa ci stia facendo. Un altro esempio di fragment è una dependent clause seguita da un punto ossia presentata come se fosse una independent clause ad es: “Though he was in town during the holidays.” (Nonostante fosse in città durante le vacanze.). Qui, invece, manca il seguito della frase ad es: “Though he was in town during the holidays, he felt sad/happy/bored.” (Nonostante fosse in città durante le vacanze si sentiva triste/felice/annoiato.).
La run-on sentence è un errore che nasce dall’omettere una punteggiatura dove invece necessitava ad es: “Roberta studies English she has an American boyfriend.” (Roberta studia inglese ha un fidanzato americano.) dove manca un punto virgola tra le parole “English” e “she”. Oppure “Since she has an American boyfriend Roberta studies English.” (Poiché ha un fidanzato americano Roberta studia inglese.) dove manca una virgola tra le parole “boyfriend” e “Roberta”.
Ora che conoscete i quattro tipi di frase e i tre errori tipici di punteggiatura, spero che scrivere in inglese vi sarà più semplice. Non mi resta che augurarvi buona scrittura!
10. COS’É L'INDICATIVO INGLESE? COME SI DISTINGUE DA QUELLO ITALIANO?
L’indicativo italiano è composto da quattro tempi semplici e quattro tempi composti:
4 TEMPI SEMPLICI Presente: io studio Imperfetto: io studiavo Passato Remoto: io studiai Futuro: io studierò
L’indicativo inglese invece è composto da tre tempi semplici o “simple tenses” e tre tempi perfetti o “perfect tenses”:
3 SIMPLE TENSES Present: I study Past: I studied Future: I will study
3 PEFECT TENSES Present Perfect: I have studied Past Perfect: I had studied Future Perfect: I will have studied
Dopodiché ciascun “simple tense” è associato a un “continuous aspect” e ciascun “perfect tense” è associato a un “perfect continuous aspect”:
3 SIMPLE TENSES Present: I study Present Continuous: I am studying Past: I studied Past Continuous: I was studying Future: I will study Future Continuous: I will be studying
3 PEFECT TENSES Present Perfect: I have studied Present Perfect Continuous: I have been studying Past Perfect: I had studied Past Perfect Continuous: I had been studying Future Perfect: I will have studied Future Perfect Continuous: I will have been studying
Il “continuous aspect” circoscrive il tempo con maggiore precisione del “simple tense”. Ad esempio: se qualcuno ti telefona mentre stai studiando non rispondi: “I can’t speak because I study” (non posso parlare perché studio) bensì “I can’t speak because I am studying” (non posso parlare perché sto studiando).
Invece il “perfect continuous aspect” enfatizza la continuità mentre il “perfect tense” sottolinea l’azione compiuta. Ad esempio: se dici “I have been studying English since this morning”(present perfect continuous) stai rimarcando il fatto che hai ininterrottamente studiato inglese a partire da stamattina. Mentre se qualcuno ti chiede: “How many exercises have you studied?”(present perfect) ti sta chiedendo quanti esercizi hai studiato (finito di studiare).
Il Future Perfect e il Future Perfect Continuous, essendo tempi ipotetici, tendono a essere poco usati e spesso confusi ma se uno si ricorda la distinzione completezza/continuità vedrà che non è poi così complicato distinguerli. Ad esempio: se mi dici “By eight o’clock this evening, I will have been studying for twelve hours” mi stai dicendo che alle otto di stasera, avrai studiato incessantemente per dodici ore. Mentre se mi dici “By the end of the year, I will have studied the twelve course books” mi stai dicendo che per la fine dell’anno avrai studiato (finito di studiare) i dodici libri del corso.
Ad ogni modo, chiunque debba fare un colloquio in inglese non deve temere di sbagliare il tempo. Basta ricordarsi di usare lo stesso tempo impiegato da chi fa le domande. Questa tecnica, conosciuta come “mirroring” (specchiare), limita gli errori dei candidati e li avvicina a chi li sta intervistando. Ad esempio, alla domanda: “How long have you been working at your firm?” (Da quanti anni lavora nella sua azienda?) andrebbe risposto: “I have been working at my firm for ten years?” (Lavoro alla mia azienda da dieci anni). Sia la domanda sia la risposta sono nel present perfect continuous e condividono la maggioranza delle parole.
11. GLI INGLESI USANO MOLTE METAFORE?
L’inglese, come tutte le lingue, possiede una miriade di metafore e ognuna cambia la nostra percezione della realtà. Quando chiamiamo una cosa con un altro nome le trasferiamo anche le proprietà associate al nuovo nome. Ad esempio, grazie ai suoi tunnel a sezione circolare, la metropolitana londinese è conosciuta come the tube (il tubo) e i suoi passeggeri acquisiscono le proprietà di un liquido mentre le stazioni, note come stops, quelle di valvole.
Spesso le metafore che assomigliano a ciò che descrivono sono le più efficaci. Ad esempio, la ruota panoramica London Eye, in effetti, sembra un occhio gigante. Alcune metafore però sono meno trasparenti. Ad esempio, il poliziotto inglese viene chiamato bobby perché la Metropolitan Police fu istituita da Sir Robert (Bobby) Peel nel lontano 1828. O ancora, il tassì è noto come cab perché in origine era una carrozza decappottabile o cabriolet tirata da due cavalli.
Invece le metafore relative al potere tendono a essere legate ai luoghi ove esso risiede. In Gran Bretagna, ad esempio, Westminster, già quartiere e palazzo, diventa il Parlamento e Whitehall, la strada ove risiedono molti ministeri, diventa il governo e la pubblica amministrazione. Mentre Downing Street, l’indirizzo del capo di stato, diventa il primo ministro e Buckingham Palace, la residenza della monarchia, diventa la regina.
Ma la fonte principale di metafore inglesi è il mare e questo non sorprende vista la geografia del Regno Unito. Ad esempio, l’economia britannica è guidata dai captains of industry e l’investimento oltremare è offshore. Ancora oggi è al mare che gli scrittori anglofoni si ispirano per creare nuovi termini. Basti pensare alla terminologia legata a internet, ad esempio: surf the web (navigare la rete) e clickbait article (articolo che fa da esca per click ossia, articolo acchiappa-click).
A differenza dell’inglese britannico, l’inglese americano è soggetto a molte più contaminazioni socioculturali che lo rendono una fonte di metafore senza pari. In particolare, il mondo degli affari americano ne produce molte che spesso attraversano l’oceano. Ad esempio, gli affari come guerra: fight off the competition (combattere la concorrenza) e conquer new markets (conquistare nuovi mercati); o anche gli affari come costruzioni: mending fences (riparare staccionate ossia, riparare i rapporti con altre aziende); building bridges (costruire ponti ossia, creare legami con altre imprese).
Riconoscere le metafore in lingua inglese ha anche un valore pratico. Ad esempio, chi vuole collaborare con voi ma usa metafore belliche rappresenta un rischio mentre chi impiega metafore legate alla costruzione è qualcuno con cui dialogare. In fondo le metafore che usiamo ci definiscono. Saperle riconoscere è dunque vantaggioso per capire con chi collaborare in inglese come in qualsiasi altra lingua.
12. COME NASCONO LE PAROLE INGLESI?
Uno dei piaceri di apprendere l’inglese o qualsiasi altra lingua straniera è quello di scoprire l’origine delle sue parole. Prima ancora dei suoi re e regine, dei suoi palazzi e cattedrali, dei suoi conflitti e conquiste la storia di un popolo è quella delle sue parole e di come le impiega. Infatti, ogni parola ha una storia da raccontare e oggi ne racconteremo tre.
L’albero della verità
Molti secoli fa, quando un inglese voleva dire che qualcosa era vero, diceva che era “trew” ossia che era “albero” perché la verità, nella stessa maniera dell’albero, è solida, sta in piedi, ha radici che la rendono inamovibile. Più recentemente gli inglesi cominciano a differenziare le due cose scrivendole in maniera diversa: la parola “albero” diventa “tree” mentre la parola “vero” diventa “true”.
Questo è uno dei tanti esempi di come, a differenza delle parole inglesi di origine latina che sono create principalmente combinando prefissi e suffissi e sono dunque più o meno decifrabili, quelle di origine germanica sono meno intuibili in quanto sono fondamentalmente metafore morte.
Il gomitolo di indizi
Tra le mie metafore morte preferite c’è la parola “clue” che nasce col significato di gomitolo e acquisisce quello di indizio grazie alla mitologia greca. Infatti, nelle antiche traduzioni inglesi dei miti greci Teseo scappa dal labirinto di Dedalo dopo aver ammazzato il Minotauro grazie al “clew” o gomitolo di Arianna. Successivamente si cominciò a definire “clew” tutto ciò che aiutava a comprendere una questione contorta o a risolvere un problema complesso. Oggigiorno questa discendenza è visibile perché mentre la parola per “gomitolo” è rimasta “clew”, per identificare la parola “indizio” si usa la parola “clue” che nonostante abbia uno spelling diverso ha lo stesso suono della prima.
I tre prìncipi pasticcioni
Ma a volte le parole hanno origine diversa; nascono dal bisogno di descrivere in maniera schietta un’esperienza nella quale ci si riconosce ma che non ha ancora un nome. Come nel caso dello scrittore Horace Walpole che a metà del Settecento, dopo aver letto un racconto intitolato “The Three Princes of Serendip” (I tre prìncipi dello Sri Lanka), conia la parola “serendipity” (serendipità) per descrivere ciò che succede più volte ai protagonisti (e a lui stesso) ossia che mentre sono alla ricerca di una cosa ne scoprono un’altra. Infatti, “serendipity” è la facoltà di fare felici e inaspettate scoperte per caso.
Il bello di conoscere le origini di queste tre parole inglesi è che offrono spunti di riflessione. Forse la natura è l’unica verità di cui ci possiamo fidare, forse anche il problema più complesso ha una soluzione semplice e forse è proprio mentre inseguiamo una vita ideale che troviamo qualcosa di ancora più prezioso ossia chi ci accompagni nella nostra avventura.
13. COME POSSO CREARE IL MIO SITO IN LINGUA INGLESE?
Scrivere il tuo sito internet in lingua inglese non vuol dire eseguire una semplice traduzione dall’italiano ma riscriverlo e predisporlo in uno stile ed un formato che siano immediatamente riconoscibili ai lettori anglofoni. A questo fine, anche se i siti aziendali su internet possono assumere un’infinità di forme, ci sono cinque componenti chiave che sono comuni a quasi tutti:
1.Our Mission
‘Our mission is to improve the world by selling footwear that respects the environment.’
(La nostra mission è migliorare il mondo vendendo calzature che rispettino l’ambiente.)
2.Our Vision
‘Our vision is to be the leading European seller of footwear made from recyclable materials’
(La nostra vision è diventare leader europeo nelle vendite di calzature prodotte con materiali riciclati.)
3.Our Values
‘The values we cherish most are:
Transparency – we are transparent in the way we make and sell our products
Quality – we certify our products and services
Sustainability – our processes and products respect the environment.’
(I valori a cui teniamo di più sono:
Trasparenza – siamo trasparenti nel modo in cui creiamo e vendiamo i nostri prodotti
Qualità – certifichiamo i nostri prodotti e servizi
Sostenibilità – i nostri processi e prodotti rispettano l’ambiente.)
4.Our Customers
‘Our customers are families who care about the impact their lifestyle has on the environment.’
(I nostri clienti sono famiglie che si preoccupano dell’impatto del loro stile di vita sull’ambiente.)
5.Our Company
‘Our company, which is based in La Spezia, employs fifty people and has distributors all over the world. It uses recycled plastic to produce shoes and sandals for environmentally conscious families.’
(La nostra società con sede alla Spezia impiega cinquanta persone e ha distributori in tutto il mondo. Utilizza plastica riciclata per produrre scarpe e sandali per famiglie rispettose dell’ambiente.)
Questa sezione include informazioni su come raggiungere la tua azienda (Where We Are) e su come contattarla (Contacts).
Queste cinque componenti renderanno la navigazione del tuo sito semplice e veloce, specialmente sullo Smartphone. Inoltre, i visitatori potranno decidere cosa leggere e in quale ordine e questo influenzerà favorevolmente la loro percezione della tua impresa, aumentando le probabilità che diventino tuoi clienti.
14. COSA DEVO SAPERE SUL COLLOQUIO IN INGLESE?
Tempo fa ho letto una storia curiosa. Raccontava che nel 1918 Max Planck, dopo aver vinto il premio Nobel per la Fisica, girava per la Germania a tenere lezioni sulla meccanica quantistica. Il suo autista, a forza di assistere alla solita conferenza, l’aveva memorizzata e un giorno propose al suo datore di lavoro di scambiarsi ruoli: l’autista avrebbe tenuto la lezione e Planck si sarebbe seduto in prima fila vestito da autista. Con sua grande sorpresa, un po’ per noia e un po’ per gioco, Planck si prestò allo scherzo. Alla fine della conferenza tenutasi all’università di Monaco, un celeberrimo fisico fece una domanda e ricevette la seguente risposta: “La sua domanda è talmente banale che lascerò che sia il mio autista a risponderle.”
Se vogliamo, un colloquio di lavoro in inglese (e non solo) ha lo scopo di capire se i candidati possiedono “chauffeur knowledge” o “Planck knowledge” ossia se stanno recitando una parte ripetendo cose che hanno sentito o se conoscono davvero la materia discussa. Dobbiamo dunque aspettarci che chi ci intervisterà cercherà di prenderci in contropiede facendo domande fuori dagli schemi. Gli americani chiamano questa tattica “throwing a curve ball”, una metafora presa dal baseball che significa lanciare una palla ad effetto. Una tipica domanda “curve ball” potrebbe essere: “How would you explain the last major project you worked on to your grandmother?” (Come spieghereste a vostra nonna l’ultimo grande progetto al quale avete lavorato?). La logica dietro a questa domanda può essere riassunta da una osservazione fatta da un altro fisico famoso, Albert Einstein: “Non hai veramente capito qualcosa finché non sei in grado di spiegarlo a tua nonna.”
Nonostante non possiamo prevedere tutte le domande che ci verranno fatte, possiamo comportarci in maniera tale da migliorare le probabilità di passare qualsiasi colloquio di lavoro. Arrivare almeno dieci minuti in anticipo, vestirsi leggermente meglio di come pensiamo si vestirà chi ci intervisterà e lasciare che sia lei o lui la prima persona a parlare sono comportamenti che ispireranno fiducia in noi.
Invece, una volta cominciato il colloquio, cercate di adottare le medesime parole usate da chi vi intervista nelle sue domande. Questa è la tecnica conosciuta come mirroring ovvero specchiare. Ad esempio, alla domanda: “Where do you see yourself in five years’ time?” (Dove ti vedi tra cinque anni?), risponderemo: “In five years’ time, I see myself as …” (Tra cinque anni, mi vedo come…). Il mirroring è efficace perché le persone tendono a favorire chi somiglia a loro e perché i candidati possono prendere tempo per pensare alla loro risposta.
Il colloquio non è una conversazione tra amici e non è neanche parlare in pubblico. Diciamo che è a metà strada tra i due tipi di comunicazione. Questo vuol dire che dobbiamo parlare più lentamente del solito, dobbiamo dare il tempo a chi ci intervista di pensare a come le nostre competenze ed esperienze possano essere utili alla sua impresa o a quella del suo cliente.
A questo proposito, Robert Cialdini, uno psicologo esperto nelle tecniche di persuasione, suggerisce che all’inizio del colloquio i candidati facciano una domanda a chi li intervista: “Why did you think of me for this position?” (Perché avete pensato a me per questa posizione?). Lo scopo di questa domanda è di portare in superficie nella mente degli intervistatori gli aspetti positivi dei candidati, così che il resto del colloquio venga percepito attraverso questo filtro favorevole. In poche parole, questa domanda ricorderà agli intervistatori tutti i vantaggi di assumerli, mettendo in secondo piano eventuali lacune professionali o accademiche che possano emergere dal curriculum vitae o colloquio. Questa tecnica è nota come “pre-suasion” perché è una “persuasion” che avviene ancora prima che i candidati abbiano risposto ad alcuna domanda.
Infine, non mi resta che augurarvi “In bocca al lupo!” o come dicono gli anglofoni “Break a leg!”.